Bollettino Agricolo

Il lavoro agricolo nel 2024: tendenze e trasformazioni

Ottobre 2025 – Bollettino Agricolo Uila

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Un mondo che cambia, sotto i nostri occhi

Il lavoro agricolo a tempo determinato continua a evolversi, sospeso tra dinamiche di consolidamento, crisi demografiche e nuove sfide sociali ed economiche.

Questo primo opuscolo fotografa le principali trasformazioni del 2024 e offre uno sguardo sintetico ma chiaro su come il lavoro agricolo stia cambiando nella sua struttura e nella sua composizione sociale.

È uno strumento pensato per chi vive questo settore in prima linea – sindacalisti, delegati e lavoratori – ma anche per istituzioni, giornalisti e cittadini interessati a capire meglio le dinamiche che regolano uno dei comparti più vitali del nostro Paese. Una vitalità emersa con forza durante l’emergenza Covid, quando il lavoro nelle campagne ha garantito beni essenziali all’intera nazione, e che tuttavia non cancella le storiche fragilità che lo attraversano.

Rapido da leggere, utile da consultare, indispensabile per orientarsi in un mondo che cambia sotto i nostri occhi, questo opuscolo vuole essere il primo passo di un percorso di divulgazione accessibile, capace di unire dati, analisi e riflessioni in un formato snello e facilmente fruibile.

 

Nota metodologica

I dati riportati in questo opuscolo provengono dagli elenchi anagrafici annuali degli operai agricoli a tempo determinato (OTD) pubblicati dall’INPS, che consentono di dettagliare la forza lavoro per territorio, genere, provenienza e fascia d’età, oltre che per il numero di giornate lavorate.

Va ricordato che i dati INPS riflettono solo i rapporti di lavoro regolarmente denunciati e non intercettano fenomeni di lavoro irregolare o sommerso. Ciò non toglie che, per estensione e sistematicità, restino la fonte più affidabile per leggere le trasformazioni del lavoro agricolo nel tempo.

L’elaborazione si concentra sugli anni dal 2019 al 2024. Per rendere più chiara l’evoluzione nel tempo, oltre ai valori assoluti sono stati calcolati anche indici di variazione percentuale rispetto all’anno base 2014. In questo modo è possibile confrontare fenomeni di diversa scala e leggere con immediatezza le tendenze decennali.

L’attenzione è rivolta in particolare a una lettura sintetica a livello nazionale, utile a individuare i principali movimenti strutturali del comparto.

 

 

 

Meno braccianti, più giornate: un segnale di stabilità?

Dati generali (ultimi 5 anni)
Anno Operai Giornate Pro-capite
2014 909.528 76.144.901 83,7
2019 955.239 85.447.969 89,5
2020 936.687 83.372.562 89,0
2021 917.450 87.714.592 95,6
2022 893.915 87.359.976 97,7
2023 875.284 86.808.484 99,2
2024 898.515 88.681.358 98,7

Nel 2024 gli operai a tempo determinato (OTD) sono aumentati leggermente di numero rispetto all’anno precedente, ma la riduzione nel lungo periodo riflette sia la contrazione di una parte del lavoro stagionale, sia i cambiamenti nelle modalità di impiego. Parallelamente, le giornate complessive lavorate hanno toccato un nuovo massimo (88,7 milioni), portando quelle pro-capite da 83,7 nel 2014 a 98,7 nel 2024. Pur con meno braccianti, quindi, la domanda di lavoro non è diminuita.

Dietro questi numeri agiscono tendenze diverse. Il fattore strutturale dominante è la progressiva meccanizzazione delle colture: questa evoluzione riduce il bisogno di manodopera per i picchi improvvisi, ma richiede al contempo operatori sempre più professionalizzati, con un’esperienza che il lavoro puramente occasionale non può offrire.

Per quanto riguarda il leggero aumento di operai nel 2024, un’ipotesi è che sia l’effetto di più intense campagne di controlli da parte delle istituzioni. L’emersione di una quota di lavoro “nero”, solitamente caratterizzata da un basso numero di giornate annue dichiarate, potrebbe aver fatto emergere nuovi lavoratori regolari, influendo sulla media generale delle giornate lavorate. Sarà tuttavia solo l’analisi dei dati del 2025 e degli anni successivi a poter chiarire se queste variazioni siano un dato occasionale o l’inizio di una nuova tendenza.

 

 

Una manodopera sempre più maschile

Operai per genere Giornate lavorate per genere
Anno Operai M Operai F Giornate M Giornate F
2014 560.598 (61,6%) 348.930 (38,4%) 47.395.649 (62,2%) 28.749.252 (37,8%)
2019 633.015 (66,3%) 322.224 (33,7%) 56.830.546 (66,5%) 28.617.423 (33,5%)
2020 622.276 (66,4%) 314.411 (33,6%) 56.018.257 (67,2%) 27.354.305 (32,8%)
2021 608.190 (66,3%) 309.260 (33,7%) 59.188.811 (67,5%) 28.525.781 (32,5%)
2022 588.757 (65,9%) 305.158 (34,1%) 58.530.263 (67,0%) 28.829.713 (33,0%)
2023 581.199 (66,4%) 294.085 (33,6%) 58.476.379 (67,4%) 28.332.105 (32,6%)
2024 608 669 (67,7%) 289.846 (32,3%) 60.337.654 (68,0%) 28.343.704 (32,0%)

Nel 2014, le donne costituivano il 38,4% della manodopera agricola stagionale: un pilastro per molte economie rurali. Dieci anni dopo, questa quota è scesa a meno del 33%. Si tratta di un calo costante e significativo che nasconde un doppio arretramento: non solo diminuisce il numero complessivo di lavoratrici, ma si riduce anche il volume delle giornate da loro svolte. Questo fenomeno rischia di impoverire la presenza femminile in un settore che, storicamente, ha offerto a molte donne un’opportunità cruciale di reddito integrativo, seppur faticosa.

Questa trasformazione di genere non è un evento improvviso, ma una tendenza strutturale osservata da anni su scala nazionale, che solleva interrogativi profondi. Siamo di fronte a un processo inevitabile, dettato da un’organizzazione del lavoro agricolo sempre più meccanizzata e intensiva, che richiede profili professionali e disponibilità diverse dal passato? Oppure, questo calo è il segnale di una difficoltà più ampia nel rendere il settore accessibile e sostenibile per le donne, garantendo una reale conciliazione tra occupazione, tempi di vita e adeguate tutele sociali e contrattuali? La risposta a questa domanda è decisiva per il futuro dell’agricoltura e del lavoro femminile.

Sempre più stranieri nei campi italiani

Operai per provenienza Giornate lavorate per provenienza
Anno Operai IT Operai EE Giornate IT Giornate EE
2014 589.285 (64,8%) 320.243 (35,2%) 53.752.467 (70,6%) 22.392.434 (29,4%)
2019 594.993 (62,3%) 360.246 (37,7%) 55.614.402 (65,1%) 29.833.567 (34,9%)
2020 599.164 (64,0%) 337.523 (36,0%) 54.114.658 (64,9%) 29.257.904 (35,1%)
2021 582.704 (63,5%) 334.746 (36,5%) 56.098.449 (64,0%) 31.616.143 (36,0%)
2022 557.915 (62,4%) 336.000 (37,6%) 54.657.611 (62,6%) 32.702.365 (37,4%)
2023 533.934 (61,0%) 341.350 (39,0%) 52.944.111 (61,0%) 33.864.373 (39,0%)
2024 521.011 (58,0%) 377.504 (42,0%) 51.849.816 (58,5%) 36.831.542 (41,5%)

Nel 2024, la manodopera agricola a tempo determinato proveniente dall’estero ha raggiunto il 42% – la quota più alta mai registrata nell’ultimo decennio – segnando una tendenza ormai strutturale e non più congiunturale. Questo dato evidenzia un cambiamento profondo: non solo aumenta il numero di lavoratori stranieri, ma cresce anche il peso delle giornate da loro prestate. Chi arriva da fuori l’Italia, infatti, lavora mediamente più a lungo e con maggiore continuità, diventando la spina dorsale di interi comparti produttivi. L’agricoltura italiana sembra faticare sempre più ad attrarre manodopera locale, un fenomeno spiegabile con l’invecchiamento della popolazione e una crescente preferenza, soprattutto tra i giovani, per lavori percepiti come meno faticosi, più stabili o con maggiori tutele.

Questa evoluzione ha ridisegnato la geografia sociale di molti territori agricoli. La presenza straniera non è più un fenomeno temporaneo legato ai cicli stagionali, ma si è radicata stabilmente, trasformando le comunità rurali. Emergono così sfide complesse e non più rimandabili: dalla necessità di garantire diritti e condizioni di lavoro dignitose, contrastando il caporalato e lo sfruttamento, alla gestione di un’integrazione che vada oltre l’emergenza, includendo l’accesso ai servizi, all’alloggio e alla sanità. Si tratta di costruire percorsi di reale inclusione, capaci di prevenire tensioni sociali e valorizzare il contributo di queste specifiche comunità residenti.

Un’agricoltura senza ricambio generazionale?

Operai per età
Anno ≤20 21-40 41-60 >60
2014 38.123 (4,2%) 411.481 (45,2%) 408.153 (44,9%) 51.771 (5,7%)
2019 48.970 (5,1%) 398.414 (41,7%) 424.618 (44,5%) 83.237 (8,7%)
2020 45.950 (4,9%) 390.771 (41,7%) 415.971 (44,4%) 83.995 (9,0%)
2021 42.694 (4,7%) 378.792 (41,3%) 409.083 (44,6%) 86.881 (9,5%)
2022 43.522 (4,9%) 360.381 (40,3%) 400.116 (44,8%) 89.896 (10,1%)
2023 43.199 (4,9%) 349.163 (39,9%) 390.070 (44,6%) 92.852 (10,6%)
2024 47.409 (5,3%) 364.382 (40,6%) 386.337 (43,0%) 100.387 (11,2%)

L’agricoltura italiana invecchia. Nel 2024 gli OTD over 60 sono più che raddoppiati rispetto al 2014: oggi superano le 100 mila unità. Anche le giornate svolte da questa fascia sono cresciute del 142%, segno che non si tratta di presenze marginali ma di un contributo ormai strutturale. La fascia 21–40 anni, un tempo centrale nei campi, continua a diminuire, suggerendo che i più giovani preferiscano o abbiano migliori opportunità in altri ambiti di impiego, mentre i più anziani restano nei campi per necessità, integrando redditi e pensioni insufficienti.

Questa fotografia del presente nasconde però la vera sfida del prossimo futuro. Oggi il settore si fonda su una manodopera che, se da un lato garantisce esperienza e fidelizzazione, dall’altro risulta più vulnerabile alla fatica e meno incline all’innovazione. Questo patrimonio di competenze, con i suoi punti di forza e le sue criticità, è tuttavia a tempo determinato. Con la fascia più attiva (21-40 anni) in costante riduzione, sorge la domanda cruciale su chi potrà sostituire gli attuali over 60, destinati a un’inevitabile interruzione dell’attività nel breve periodo.

Un lavoro agricolo sempre più professionalizzato?

Fasce di giornate
Anno 10 o meno 11-50 51-100 101-150 151-180 più di 180
2014 136.345 166.730 185.065 235.580 139.762 46.046
2019 140.888 180.133 167.904 233.560 159.533 73.221
2020 131.706 178.793 176.985 235.578 145.544 68.081
2021 110.252 159.961 169.040 237.853 160.330 80.014
2022 103.902 156.570 157.642 224.922 163.795 87.084
2023 95.857 154.616 154.364 217.580 165.772 87.095
2024 101.749 168.534 153.969 212.904 165.724 95.635

Da un lato, come abbiamo potuto già osservare commentando le medie delle giornate lavorate pro-capite, si consolida un nucleo di lavoratori più stabile. Gli OTD con meno di 10 giornate annue sono diminuiti del 25% dal 2014, mentre quelli con più di 180 giornate sono aumentati quasi dell’108%. Questo, conferma una tendenza presente in alcune aree del nostro paese e in alcuni comparti del mondo agricolo a fidelizzare la manodopera più affidabile per garantire continuità produttiva.

Dall’altro lato, però, persistono ampie zone di fragilità. Nonostante la tendenza positiva, infatti, oltre 270 mila braccianti agricoli (oltre il 30% sul totale) restano sotto la soglia critica delle 51 giornate, fondamentale per l’accesso ai diritti assistenziali e previdenziali. Questo dato ridimensiona l’ottimismo e conferma l’esistenza di una vasta platea di lavoro povero e discontinuo.

In questo contesto va interpretato anche il dato del 2024: l’aumento del numero di operai con poche giornate lavorate non è in contraddizione con la tendenza di lungo periodo, ma è presumibilmente l’effetto dell’emersione del lavoro nero occasionale. Si tratta di lavoratori precedentemente invisibili che, una volta regolarizzati, entrano nelle statistiche con il loro profilo di impiego, caratterizzato da poche giornate e scarsa stabilità.

Verso quale agricoltura?

Il quadro che emerge conferma le tendenze già in atto negli ultimi anni: una manodopera sempre più matura, con un’età media in costante aumento, una presenza maschile in crescita a scapito di quella femminile e una componente straniera che assume un ruolo sempre più determinante per la tenuta produttiva del settore.

Nel 2024, poi, l’agricoltura italiana racconta una storia fatta di “apparenti contraddizioni”: da un lato il numero di operai stagionali continua a diminuire lentamente, dall’altro le giornate complessive lavorate raggiungono livelli mai toccati prima. Se da una parte questi dati porterebbero ad affermare che il lavoro agricolo, pur restando stagionale, stia diventando meno frammentato, dall’altra la presenza di una coorte ancora estremamente numerosa di lavoratori che svolgono meno di 51 giornate racconta anche di un mercato del lavoro agricolo ancora fortemente polarizzato.

A complicare ulteriormente l’analisi contribuisce, inoltre, la presenza del lavoro nero e grigio che rendono sfocata e di difficile interpretazione la fotografia del mondo agricolo: uno sforzo di analisi che costituisce, per l’appunto, il motivo ispiratore di questi bollettini.

L’agricoltura rimane quindi un ambito complesso: un lavoro ancora segnato da precarietà e fatica, ma che mostra anche segnali di evoluzione verso forme di fidelizzazione e maggiore stabilità. La sfida per il futuro sarà governare questa trasformazione, garantendo tutele, diritti e condizioni attrattive a chi ogni giorno lavora la terra, affinché il cambiamento non diventi esclusione ma un’opportunità di crescita per l’intero comparto.

 

 

In questo numero:

  • Un mondo che cambia, sotto i nostri occhi
    • Introduzione
    • Nota metodologica
  • Meno braccianti, più giornate: un segnale di stabilità?
    • Analisi dell’andamento generale del lavoro bracciantile agricolo dal 2014 al 2024, attraverso i valori degli Operai, delle Giornate e delle Giornate pro-capite
  • Una manodopera sempre più maschile
    • Focus sulla trasformazione di genere in agricoltura, tra calo dell’occupazione femminile e sfide strutturali
  • Sempre più stranieri nei campi italiani
    • Focus sul ruolo strutturale della manodopera straniera in agricoltura e sulle nuove sfide di integrazione sociale
  • Un’agricoltura senza ricambio generazionale?
    • Focus sull’invecchiamento della manodopera agricola e sulla questione critica della sua futura sostituzione
  • Un lavoro agricolo sempre più professionalizzato?
    • Focus sulla distribuzione delle giornate lavorative: tra polarizzazione del lavoro e persistere della precarietà
  • Verso quale agricoltura?
    • Conclusioni

 

 

 

Prossimi temi trattati:

 👉 Bollettino 2 – Distribuzione e provenienza: le geografie del lavoro agricolo

 

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